Qui è dove smettiamo di chiamarlo Libro Nuovo e lo chiamiamo col suo nome: Fossili Viventi!

Ciao dalla newsletter che ha una sola cosa importantissima da dire e non ne può più di tenersi il cecio in bocca. Il Libro Nuovo si intitola Fossili Viventi, esce per Aboca Kids e sarà in anteprima al Salone del Libro di Torino lunedì 19 maggio. Lo presento al Bosco degli Scrittori (oggettivamente luogo più bello di tutto il Salone) in compagnia di Danilo Zagaria. Dopodiché sarà ufficialmente in libreria a partire dal 30 maggio. Nelle prossime settimane inizierò ad aggiornarvi su dove saremo io e il libro, ma intanto: se sei una libreria amichevole, un amichevole festivalino, in generale uno spazio in cui i libri sono a loro agio e vuoi invitare una tostoini a parlare e disegnare, scrivimi. Vado dappertutto, parlo con tutti, ho un milione di aneddoti e non vedo l’ora di farvi conoscere il libro su cui ho passato l’ultimo anno ingobbita nella posa del gamberetto. Se invece intanto vuoi preordinarlo nella tua libreria di quartiere preferita o in tutte le piattaforme online in cui si comprano i libri, è un buon momento.
Ma quindi cosa c’è dentro questo libro? Una serie di storie di creature peculiari dal passato e presente del pianeta: insospettabili come l’opossum, dai nomi ricchi di consonanti come la welwitschia o l’hoatzin, ma anche incontri di tutti i giorni come le libellula e l’albero di ginkgo. Fossile vivente è il modo in cui Charles Darwin ha definito l’ornitorinco, animale che sembra fatto apposta per confondere le idee. Specie che sembrano (la parola sembrano qui è fondamentale) emergere da un passato lontanissimo, un modo per parlare del tempo, quello andato e quello futuro. In un momento – in cui non so voi, ma io di sicuro – ho spesso la sensazione di vivere in un eterno presente dalle sfumature preoccupanti, immaginare un tempo molto più lungo di noi, un tempo di cui noi siamo una parte, mi aiuta a pensare con un respiro più ampio del ciclo delle notizie.

La bozza della copertina mentre cercavamo di decidere se battezzare un animale a portavoce di tutto il gruppo o fare una copertina corale come un musical.
Poi più avanti vi faccio vedere anche come è dentro e ringrazio tutte le persone che ci sono da ringraziare. Che non sono poche.

E per il resto? Per il resto il 15 maggio mi trovate a Packaging Premiere a The Ring, a parlare del tema L’intelligenza artificiale sarà la fine delle professioni creative? Spoiler: ovviamente no, ma rendendo tutto nel frattempo inutilmente difficile.
Leggere con le figure

Dicevo un po’ di tempo fa che l’idea di Fossili Viventi arriva dalla sala della megafauna del Museo di Storia Naturale di New York, con tutti i suoi animali carismatici del passato che non sono dinosauri. Oltre al Piccolo libro degli animali del mondo antico di Maja Säfström, l’altro libro con cui sono uscita dal museo era proprio I’m not a dinosaurillustrato da Jonny Lambert.

I’m not a dinosaur è un esempio di come fare divulgazione senza essere aridi. La descrizione di ogni animale è una stanza (si dice così, giusto?) di versi in rima, che finisce inevitabilmente con I’m not a dinosaur! Assolutamente ipnotico,oltre che un incredibile esercizio di resistenza nel trovare parole sempre sensate e attinenti che facciano rima con dinosaur. La selezione di animali nel libro è basata sui fossili nella collezione del Museo: un modo eccellente di far vivere una raccolta fuori dallo spazio fisico in cui è contenuta e oltre la durata della visita. I libri sono sempre un ottimo modo per barare nello spazio e nel tempo e portare le cose fuori dal qui e ora.Sfogliandolo nuovamente mi sono accorta che contiene anche un eccellente esempio di timeline, croce e delizia di ogni racconto che ha a che fare col tempo, con i cui grattacapi mi sono scornata due volte in due anni.

E ovviamente contiene anche una pagina dedicata alle Latimerie, la famiglia di cui fa parte anche il Celacanto. (vi farà piacere sapere che anche se si parla dei celacanto come di fossili viventi, i resti fossili veri e propri sono quelli della famiglia delle Latimerie, che comprendeva una varietà di creature piccole come un muggine o grande come un minivan, con una quantità di abitudini e habitat diversissimi. Di nuovo: è un modo di guardare alle cose nel tempo, è una metafora, non una definizione scientifica. Tutto quello che è vivo si muove e cambia nello spazio e nel tempo, per fortuna).
Animali peculiari

È tutta colpa del Celacanto. È colpa del Celacanto se ho iniziato a pensare: perché diciamo che un pesce è stato scoperto se veniva venduto al mercato? Scoperto da chi? Sconosciuto per chi? In che senso “uguale” a milioni di anni fa? Quando inizi a farti delle domande intorno a come si è formata un’idea, finisci sempre per inciampare in storie interessanti. Tipo Marjorie Courtenay-Latimer su un taxi con un pesce in braccio che bussa alla porta dell’obitorio per chiedergli se per favore gli tengono in fresco la creatura fino a quando lo scienziato che poteva identificarlo fosse tornato dalle ferie. Per sapere come va a finire questa storia vi tocca aspettare il libro.
Leggere con le orecchie

Quando si parla di quando, chi e come ha fatto la storia della scienza, sono più di duecento anni che prima o poi saltano inevitabilmente fuori i Royal Botanic Gardens di Kew. Chi ha deciso di chiamare questa pianta con tutte queste consonanti? Chi ha fatto body shaming alla welwitschia? Quante specie ci sono in questa famiglia? Leggendo un articolo sul traffico illegale delle piante di cycas ho scoperto che i Kew Gardens hanno un podcast – Unearthed – arrivato alla terza stagione, che affronta questioni dal semplice al complesso, da che cos’è la terra (letteralmente) a cos’è un ecocidio, dal futuro del cibo alla doverosa puntata su quanto sono incredibili i funghi.
Per questo mese è tutto, ci vediamo al Salone, ci vediamo in libreria: ci vediamo.