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Tostoini in Antico Egitto

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Più corposo è un lavoro e più a lungo entra a far parte della mia quotidianità, più è facile che finisca per tenere tutti i ragionamenti che ci ho fatto sopra solo nella mia testa (non che sia un problema). Nel caso di World Food le cose che avevo da dire me le ha chieste Elena Marinelli su Il Libraio e nella sua nuova incarnazione le ho raccontate alle Art Stories sul loro blog. A ripensarci delle cose da dire sul lavoro sulla Mubapp ancora le avrei, ma me le tengo buone per un’altra volta, perché stavolta quello di cui voglio parlare sono GLI EGIZI.
Come dicevo parlando di Bartolomeo, il lavoro sulla mummificazione per bart ha gettato un seme.
Il risultato è Avventure in Antico Egitto (ora Art Stories in Antico Egitto) un’app che raccontasse attraverso il gioco alcuni degli aspetti più rilevanti e caratterizzanti della cultura dell’Antico Egitto. Senza la pretesa – impossibile – di essere esaurienti, perché non si può rendere conto in una sola app di una civiltà la cui storia copre quattromila anni e un territorio dal Mediterraneo al Sudan, ma piuttosto di lanciare delle tracce, creare una curiosità, ma soprattutto realizzare un gioco che fosse godibile in quanto tale, che avesse una sua forza narrativa a prescindere dall’aspetto didattico.

O per lo meno, queste sono tutte le cose che ho cercato di mettere nel lavoro di illustrazione! Un esempio è la mappa. La prima versione dello scenario di apertura era una vera e propria mappa navigabile che riproduceva il corso del Nilo, con i diversi giochi sparsi secondo un criterio geografico: la stele di Rosetta a Rosetta, le piramidi sulla piana di Giza, eccetera. Ma risultava troppo dispersiva, e cercando l’equilibrio tra l’aspetto informativo e quello narrativo siamo arrivati alla mappa attuale, che è una sorta di crociera sulle rive del Nilo.
Dal punto di vista visivo la ricchezza e caratterizzazione dello stile egizio è vasta e immediatamente distinguibile, per cui lavorarci è una soddisfazione. Ha dei caratteri che sono proprio nelle mie corde: dall’uso della linea di contorno ai colori forti e alla bidimensionalità della rappresentazione. Ho cercato di rappresentarla in un modo che rendesse giustizia a un mondo iconografico molto caratteristico, ma che dall’altra li rendesse proprio miei. Non degli egizi qualunque! I miei, proprio i miei, in cui la secchioneria e la stupidera fossero avvolti in un abbraccio insolubile.
Perciò il sigillo del gioco della piramide è proprio il sigillo che chiudeva la tomba di Tutankhamon, il tesoro del faraone è una versione stilizzata del suo, in cui tra più di cinquemila oggetti abbiamo selezionato quelli più rappresentativi della vita e della cultura egizia, ma anche di quello che sappiamo di Tutankhamon (tipo il fatto che aveva 130 bastoni da passeggio da portarsi nell’aldilà). I pesci che saltano nel fiume sono le tilapie della tomba di Nebamun, e i papiri vengono da un motivo di boschetto di papiri conservato al MET. Io adoro questa parte di ricerca, al punto che ogni tanto mi devono venire a ripigliare per i capelli e mettere degli argini. E allo stesso modo mi piace capire come tradurlo nelle illustrazioni e vedere come a loro volta tutti questi elementi cambiano il modo in cui disegno.

Insomma: andate, scaricatela, ma soprattutto se vi è piaciuta lasciate tutte le stelline e tutte le recensioni del mondo sullo store, che ci tengo che la mia Ammit buffa e culacchiona conquisti anche l’angolo più remoto del pianeta.