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Leggere con le figure: La Cìtila di Lorenza Natarella

Ah ma ancora con questi consigli di lettura non richiesti? Ancora, sì.

La sera dell’inaugurazione di Prove di Libri sono tornata a casa da quel luogo pericolosissimo che è la Libreria Sempreliberi con un po’ di cose nuove, tra cui un libro della serie Gli Anni in Tasca graphics dei Topipittori. Gli anni in tasca è una collana di graphic novel autobiografiche sull’infanzia, e dopo aver letto Bacio a Cinque di Giulia Sagramola c’era un altro volume nei cui confronti avevo una certa curiosità: La Cìtìla, di Lorenza Natarella.

Della Natarella mi piace soprattutto una cosa: il tratto così preciso e aguzzo, quei disegni puliti fatti di angoli dalle direzioni imprevedibili. Mi affascina la sua grafia;  di solito la grafia di un autore non è abbastanza per consigliare un libro, ma è parte integrante della bellezza di questo libro.

In generale della Cìtila mi è piaciuta quanto è parco ma efficace: l’uso di due colori – i miei due colori preferiti, incidentalmente, per cui senape e carta da zucchero ci farei fare pure la fodera per il gatto – l’uso ragionato del dialetto nel racconto di un lessico familiare, la precisione della rappresentazione del mondo in certi dettagli rivelatori (lo scanner, il tavolino da pc ikea) e in generale nell’ umorismo che pervade il libro.

Poi è bello che sia un libro abitato da un sacco di gatti, mi diverte molto che anche io da piccola fossi convinta che per metà settimana avrei fatto la pittrice e l’altra metà la veterinaria; e a dire la verità non è che sia andata molto avanti da allora riguardo le mie convinzioni sul mondo.
Mi hanno colpito molto le pagine sulla scoperta degli stereotipi di genere, del giudizio degli altri e delle rivalità, ricordo ancora il trauma delle scuole medie e l’impatto con un mondo in cui c’erano cose che – non secondo gli adulti, ma secondo i miei pari – non si potevano fare per l’inamovibile ragione che “non erano cose da femmine”. (Alle scuole medie ho scoperto le passeggiate nei centri commerciali, i panini di mcDonalds e l’italo dance anni ’90, la trimurti delle cose che tutt’ora amo come gli spilli sotto le unghie.)

Menzione speciale per le pagine sul mare, sui due modi di viverlo dai due lati della famiglia, perché uno è il mare come è per me, una cosa selvatica, e dall’altra c’è il mare degli altri, con gli stabilimenti e le sdraio, ma quella è una bestia diversa. Ah ma poi, quanto è bello l’aggettivo “citilanza“?

Per concludere, però, volevo dire che non mi è piaciuta affatto questa faccenda che nel ’94, ossia quando io mi accingevo all’ingresso al liceo, la protagonista stesse per fare il suo alle elementari. Ogni tanto realizzo che l’adolescenza ormai è un concetto lontano come le stelle dell’Orsa e non me ne faccio capace.