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Giocare all’esploratore

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Quando ancora non era che un cosino molle e cheratinoso appena uscito dall’uovo, la tartaruga adorava giocare all’esploratore.
La sua carriera comincia nel giardino dell’avita dimora, giardino nel quale le esplorazioni avrebbero potuto protrarsi all’infinito, non tanto per le sue dimensioni quanto per l’essere fatto, come buona parte dei giardini- a parte quelli zen in autentica sabbia- di cose vive, e quindi soggette al mutamento, e quindi sempre nuove.
Prosegue per le vie del suburbio, che essendo di recente costruzione presentava tutte le ruspanti possibilità  di prendersi il tetano che possono fare la gioia di una piccola tartaruga: canali in cui cadere, case in costruzione, discariche di materiali edili in cui costruire castelli di macerie, chiodi arrugginiti su cui procurarsi cicatrici sempre nuove e meravigliose (nonché continue antitetaniche).
Adesso che è diventata grande(?), la tartaruga ha smesso di cadere nei canali, costruisce ancora castelli di macerie, in senso più lato, ma continua a giocare all’esploratore con lo stesso entusiasmo.

[non so con quale chiave di ricerca tu sia arrivata su questo post, persona sconosciuta, ma ti prego: sii clemente: ero molto giovane – era il 2004 – e non sapevo disegnare. O scrivere, se è per quello. Giuro che nel frattempo ho prodotto di meglio. Credo.]

4 commenti su “Giocare all’esploratore”

  1. ti capisco benissimo.. in tal senso resta ancora in piedi il progetto di visita esplorativa di tutti i paeselli fatiscenti e un po’ inquietanti d’Italia per riscriverne la storiografia..

  2. Io da bambino ero un “Lupetto” e mi sono divertito tanto. Poi però da più grandicello ho rinunciato a passare scout-esploratore. Chissà perchè?

    Il militante

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